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cos’è l’economia circolare ⬇️

A questo punto chiedersi "cos'è l'economia circolare" è una domanda legittima, nel senso di tentare di scoprire come e in che modo cosa si può e si deve fare per attuare una reale transizione verso l'economia circolare sia nel nostro "vecchio continente" sia nel nostro "Bel Paese". Per questo serve cercare risposte sia nelle normative e nelle direttive europee sia in quelle italiane che in quelle regionali (in specifico a noi preme soprattutto scoprire e indagare "cos'è l'economia circolare per l'Emilia-Romagna").

L’Europa ha da tempo avviato strategie, road map e programmi per sviluppare l’uso efficiente delle risorse e per una transizione verso l’economia circolare.

“L'innalzamento degli obiettivi in materia di rifiuti nelle direttive esistenti rientra nell'ambizioso sforzo di realizzare una transizione fondamentale da un'economia lineare a una più circolare. La nuova visione propone un modello economico diverso, dove le materie prime non vengono più estratte, utilizzate una sola volta e gettate via. In un'economia circolare i rifiuti spariscono e il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio diventano la norma. Prolungare l'uso produttivo dei materiali, riutilizzarli e aumentarne l'efficienza servono anche a rafforzare la competitività dell'UE sulla scena mondiale. Tale approccio è delineato in una comunicazione che spiega come l'innovazione nei mercati dei materiali riciclati, nuovi modelli imprenditoriali, la progettazione ecocompatibile e la simbiosi industriale possano permetterci di passare a una società e a un'economia a "rifiuti zero".
(Le proposte dell’UE in materia di economia circolare - Senato della Repubblica - Comunicazione COM(2015)614 - Proposte di direttiva COM(2015)593-594-595- 596)

Ambiente: obiettivi di riciclaggio più ambiziosi per passare a un'economia circolare con più occupazione e crescita sostenibile” è l'obiettivo che il 2 luglio 2014 la Commissione europea ha adottato per sviluppare il modello circolare e promuovere efficienti sistemi di riciclaggio.

In seguito, il 2 dicembre 2015, la Commissione ha adottato un'aggiornamento del piano d’azione dell’UE per l’economia circolare (L’anello mancante - Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare, COM(2015) 614 final - versione in PDF) contenente un’agenda per la trasformazione che prevede la creazione di un numero significativo di nuovi posti di lavoro e presenta un considerevole potenziale di crescita allo scopo di promuovere modelli di consumo e di produzione sostenibili, in linea con gli impegni assunti dall’UE nell’ambito dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Nel piano d’azione si sottolinea che la transizione a un’economia più circolare richiede di intervenire durante l’intero ciclo di vita del prodotto: dalla produzione alla creazione di mercati per le materie prime “secondarie” (ossia ricavate dai rifiuti).
La gestione dei rifiuti è una delle principali aree in cui ulteriori miglioramenti sono non soltanto necessari ma anche a portata di mano: aumentare la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti sono obiettivi fondamentali sia del piano d’azione sia del pacchetto legislativo in materia di rifiuti (COM(2015) 593, 594, 595 e 596 final - PDF).

La gerarchia dei rifiuti (art. 4 direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio - GU L 312 del 22.11.2008) è il pilastro portante della politica e della normativa dell’UE ed è il fattore chiave per la transizione all’economia  circolare. Il suo obiettivo principale è stabilire un ordine di priorità che riduca al minimo gli effetti nocivi sull’ambiente e ottimizzi l’efficienza delle risorse  nella prevenzione e nella gestione dei rifiuti. La prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti offrono il maggiore potenziale di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra.

A questo proposito occorre notare che in Italia nel 2015 la percentuale di raccolta differenziata si è attestata al 47,5% della produzione nazionale di rifiuti urbani ben al di sotto dell’obiettivo nazionale stabilito per il 2009 in ritardo di otto anni sui traguardi fissati dalla legge (Ispra, Rapporto rifiuti urbani 2016, Figura 2.8 e Tabella 2.6, p. 38). La situazione europea è comunque molto disomogenea da Paese a Paese: «Con riferimento allo smaltimento in discarica – documenta l’ultimo rapporto Ispra sui rifiuti urbani – si passa dallo 0,6% (Svezia) all’87,6% (Malta). Oltre alla Svezia, anche il Belgio, la Danimarca, la Germania e i Paesi Bassi fanno registrare percentuali molto basse (fino all’1,4%) di smaltimento in discarica, mentre, all’estremo opposto, Cipro, Grecia, Romania e Croazia smaltiscono in discarica una percentuale di rifiuti urbani compresa tra l’80,4% e l’82,8%. Eccezion fatta per la Spagna e la Grecia, i Paesi nei quali il ricorso alla discarica interessa oltre il 55% dei rifiuti urbani gestiti sono tutti di recente accesso all’Ue».
Inoltre, l’Italia, pur facendo parte dell’UE, riguardo all'economia circolare, non ha ancora adottato specifiche strategie così come non sono ancora state emanate direttive o linee guida su molti argomenti importanti quali ad esempio quelli relativi alla "responsabità estesa del produttore dei rifiuti" e alla annosa questione della "assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani di orgine domestica".

Il conseguimento degli obiettivi europei può offrire concrete opportunità economiche, migliorare l’approvvigionamento di materie prime per l’industria e creare nuovi posti di lavoro in ambito locale nel settore delle green economy.
Nell’Unione europea la produzione di beni e servizi ambientali per unità di prodotto interno lordo è cresciuta nell’ultimo decennio di oltre il 50% e l’occupazione collegata a questo tipo di produzione è salita a oltre 4 milioni di equivalenti a tempo pieno (Environmental goods and services sector).

A livello globale, secondo le stime della Banca mondiale nei prossimi dieci anni saranno investiti 6 000 miliardi di EUR in tecnologie pulite nei paesi in via di sviluppo, di cui circa 1 600 miliardi di EUR saranno disponibili per le PMI (Building competitive green industries: The climate and clean technology opportunity for developing countries - PDF).
Per poter valorizzare questo potenziale, promuovere l’innovazione ed evitare possibili perdite economiche dovute ad attivi non recuperabili, gli investimenti in nuovi impianti di trattamento dei rifiuti devono essere inseriti in una prospettiva economica circolare di lungo periodo, oltre a essere conformi alla gerarchia dei rifiuti dell’UE, che classifica le diverse opzioni di gestione dei rifiuti a seconda della loro sostenibilità e attribuisce la massima priorità alla prevenzione e al riciclaggio dei rifiuti.
La normativa dell’UE in materia di rifiuti, comprese le recenti proposte di obiettivi più ambiziosi per il riciclaggio dei rifiuti urbani e da imballaggi, nonché per la riduzione del conferimento in discarica, è coerente con la gerarchia dei rifiuti dell’UE e mira ad elevare il livello della gestione dei rifiuti privilegiando la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio.

Più recentemente, il 14 febbraio 2017, Il Parlamento europeo ha adottato un nuovo progetto legislativo sull´economia circolare in cui si prevede che la quota di rifiuti da riciclare dovrà aumentare dall’odierno 44% al 70% entro il 2030.
Sono state anche approvate nuove norme del “pacchetto rifiuti” che limitano la quota di smaltimento in discarica al 5% e sulla riduzione del 50% dei rifiuti alimentari entro il 2030.
Le quattro risoluzioni approvate rappresentano la posizione negoziale del Parlamento in vista dei negoziati con il Consiglio dei ministri UE, che deve ancora adottare la propria posizione.

Rifiuti urbani e imballaggi
Le statistiche per il 2014 indicano che il 44% di tutti i rifiuti urbani dell’UE è riciclato o compostato, a fronte del 31% del 2004.
Inoltre, entro il 2020, gli Stati membri dell’UE dovrebbero essere in grado di riciclare o compostare più del 50% dei rifiuti.
Secondo i deputati, entro il 2030, almeno il 70% in peso dei rifiuti urbani dovrebbe essere riciclato o preparato per il riutilizzo, ovvero, controllato, pulito o riparato. La Commissione europea aveva proposto il 65%.
Per i materiali di imballaggio, come carta e cartone, plastica, vetro, metallo e legno, si propone l’80% come obiettivo per il 2030, con obiettivi intermedi per ogni materiale nel 2025.

Smaltimento in discarica
Il progetto di legge limita la quota di rifiuti urbani collocati in discarica al 10% entro il 2030.
Si propone una riduzione di quest’ultima al 5% ma è prevista una proroga di cinque anni a determinate condizioni per gli Stati membri che, nel 2013, hanno collocato in discarica più del 65% dei loro rifiuti urbani.

Rifiuti alimentari
I rifiuti alimentari nell’UE sono stimati a circa 89 milioni di tonnellate, pari a 180 kg pro-capite annui. Rispetto al 2014, i deputati mirano a una riduzione dei rifiuti alimentari del 30% per il 2025 e del 50% entro il 2030. Si propone inoltre un obiettivo simile per i rifiuti marini.

Per passare ad un'economia più circolare occorre apportare cambiamenti nell'insieme delle catene di valore, dalla progettazione dei prodotti ai modelli di mercato e di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse alle modalità di consumo: ciò implica un vero e proprio cambiamento sistemico e un forte impulso innovativo, non solo sul piano della tecnologia, ma anche dell'organizzazione, della società, dei metodi di finanziamento e delle politiche.
Serve una politica di coesione che sostiene e incentiva questa necessaria transizione verso l'economia circolare.
E' questo un passaggio obbligato che chiama in causa innanzitutto, a monte del sistema, le istiuzioni nazionali e locali ma anche il mondo delle imprese di qualunque dimensione (dalle micro, piccole e medie imprese alla grande industria) per evitare di scaricare a valle (sui consumatori finali) il problema della transizione.
Ma, dato che all'inzio di questo report ci eravamo chiesti "cos'è l'economia circolare", ora dovremo però chiederci "chi guida e chi blocca la politica dei rifiuti dell'UE"?

Quali sono i Paesi dell'UE che ostacolano o promuovono misure chiave che avvicineranno l'Unione ad un'economia circolare"?
Una risposta in questo senso ce l'ha offerta una recente indagine (Revealed: who’s leading & who’s blocking EU waste policy) svolta da The European Environmental Bureau, Friends of the Earth Europe e Zero Waste Europe che hanno chiesto agli Stati membri se sostengono le proposte chiave per promuovere la politica dei rifiuti dell'UE nei negoziati che si svolgono a Bruxelles nelle prossime settimane. E le sorprese non sono mancate! Click on the map to explore different countries’ positions

Dall’indagine delle associazioni emerge che, tra i Paesi che si oppongono maggiormente alla proposta, ci sono la Danimarca e la Finlandia, come anche Ungheria, Lituania e Lettonia. Il Regno Unito, la Germania, la Polonia, l’Irlanda, la Slovenia e la Croazia non hanno voluto condividere invece la loro posizione con le associazioni. Dall’altra parte, nelle fila dei supporter di una politica ambiziosa sui rifiuti e l’economia circolare, spuntano alcuni Paesi del sud Europa, come la Grecia e la Spagna, ma anche quella Romania. Curioso notare che, secondo l’indagine, a frenare siano proprio quei Paesi dove le politiche nella gestione dei rifiuti urbani sono già ai livelli più avanzati, mentre a spingere siano Stati dove a prevalere è ancora il ricorso alla discarica. Repubblica Ceca, Italia, Svezia, Portogallo, Lussemburgo e Slovacchia, «sono a favore di un obiettivo di riciclo del 65% ma non sembra che farebbero lo stesso con i target relativi alla preparazione al riutilizzo, all’obiettivo di riutilizzo del 10% degli imballaggi e a supporto di target di prevenzione dei rifiuti».

Promuovere l’economia circolare: la sfida di Altrimenti ➡
Altrimenti srls” è una realtà innovativa che promuove l’economia circolare. Un’impresa attenta ai temi della tutela dell’ambiente e di una migliore gestione dei rifiuti, che s’inserisce a pieno titolo nella green economy, uno dei temi e delle sfide del prossimo futuro. [...] La riduzione dei rifiuti destinati all’incenerimento e la valorizzazione dello scarto, che diviene risorsa, ha indubbi vantaggi anche in tema di ecologia e tutela dell’ambiente, la riduzione degli sprechi ha interessanti ricadute anche in ambito sociale.

economie circolari in pillole - linkografia utile ➡️